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stati messi, possano essere eliminati. Pochi articoli sulla stampa locale hanno nell'ultimo anno
annullato gli sforzi di informazione e sensibilizzazione perseguiti nei vari programmi di
conservazione della specie.
7. Fattori limitanti e rischi per la conservazione.
L'espansione dell'areale del lupo cui si è assistito in provincia di Parma negli ultimi 3 anni, con
branchi che si sono insediati anche in ambienti collinari fortemente antropizzati, ha determinato
l'insorgenza improvvisa "della percezione" popolare della presenza del lupo, essendo in
ambiente collinare, caratterizzato da una minore copertura boschiva, più frequenti gli
avvistamenti. L'ignoranza popolare sulla biologia di questo animale, che appare e scompare
ovunque, ha inoltre fomentato la convinzione che improvvisamente sia apparso un numero
enorme di lupi, situazione che ha come unica spiegazione un massiccio intervento di
ripopolamento. Questa convinzione, da sempre sostenuta dagli "esperti" di estrazione venatoria
locali e non solo, si è talmente radicata nell'opinione pubblica di qualsiasi estrazione culturale,
da risultare ormai un ostacolo insormontabile ai fini di una corretta gestione della specie con
finalità di conservazione. Le categorie sociali che osteggiano fortemente la conservazione del
lupo, e dei predatori naturali in genere, sono quelle degli allevatori e dei cacciatori, spesso
coincidenti negli ambienti rurali. Tra le due classi ostili, sicuramente quella dei cacciatori è la più
pericolosa, poiché la soluzione del conflitto deve necessariamente passare attraverso
un'evoluzione culturale lenta e difficile che arrivi ad inculcare anche in questi cosiddetti
portatori di interesse i principi basilari dell'ecologia conservazionista. In particolari i cacciatori
di ungulati, sia cinghiale che cervidi,
vedono nel lupo un competitore diretto
responsabile di ridurre il numero di capi
disponibili per la propria attività:
direttamente sottraendo animali dal
territorio per predazione, indirettamente
perché convinti che gran parte delle
restrizioni ai piani di prelievo siano
indotte dalla necessità di garantire il
nutrimento per i lupi in quanto specie
protetta.
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69
In provincia di Parma ancora non si è registrata una recrudescenza della persecuzione diretta
della specie, che sarebbe comunque difficile da dimostrare. Nel corso di questi anni ho potuto
raccogliere decine di testimonianze su uccisioni fraudolente di lupi, che però non hanno mai
avuto riscontri oggettivi. L'unico esemplare morto è stato rinvenuto il 17 febbraio 2005,
accidentalmente rimasto intrappolato in un laccio per cinghiali.
Il cadavere del lupo (maschio
adulto) morto in un laccio per
cinghiali.
L'intensità del monitoraggio attuato è inoltre del tutto insufficiente per valutare eventuali
variazioni di popolazione e di arrangiamento territoriale a livello locale imputabili a fenomeni di
bracconaggio. Il livello di rischio appare però crescente e alcuni indizi confermano le
preoccupazioni:
·
il 6 maggio 2006 ho potuto visionare la carcassa di un cinghiale adulto morto per edema
polmonare; nello stomaco era presente un boccone di dimensioni e tipologia ( grasso
insaccato in un budello naturale) probabilmente destinato al lupo;
·
il 17 ottobre 2006 inoltre, sulla base di diverse segnalazioni, gli agenti di Polizia
Provinciale hanno ritrovato la carcassa di un grosso canide morfologicamente simile ad
un lupo; la carcassa è stata ritrovata completamente putrefatta per cui non è stato
possibile dimostrare la causa di morte (è stato però possibile dimostrare che si trattava di
un cane domestico), ma, le modalità di occultamento, la localizzazione, il periodo e le
testimonianze raccolte, propendevano fortemente per un uccisione con arma da fuoco
nella convinzione che si trattasse di un lupo.
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La
carcassa
ormai
mummificata del cane ucciso
perché troppo somigliante ad
un lupo.










8. Trappolamento fotografico.
Il trappolamento fotografico non ha valore di tecnica di monitoraggio, ma può offrire valide
informazioni sul fenotipo degli animali presenti, che potrebbe essere utile al fine di individuare
casi di palese ibridazione con il cane (vedi esperienze in provincia di Firenze e lupi neri
dell'appennino tosco ­ emiliano), oltre che utili conferme sullo stato fisiologico degli animali
monitorati. Oltre a questi aspetti di "ricerca", l'impiego delle trappole offrono la possibilità di
soddisfare l'esigenza di visualizzare l'oggetto, altrimenti invisibile, delle fatiche operative.
L'impiego delle trappole non è previsto dalle azioni di progetto ma nasce dalla collaborazione
instaurata nel corso del progetto LIFE con i fratelli Davide e Isacco Zerbini, fotografi naturalisti
amatoriali con l'ambizione di fotografare il lupo nell'appennino parmense. Le trappole
fotografiche vengono posizionate in siti in cui si accerta una stabile frequenza di passaggio degli
animali, purché facilmente e rapidamente accessibili in qualsiasi stagione, vista la necessità di
verificare con frequenza bisettimanale il corretto funzionamento delle apparecchiature. Nel
corso del 2006 sono state posizionate 5 trappole fotografiche (3 nei pressi del passo del Sillara, 2
lungo la strada carraia che da Fugazzolo sale al monte Cervellino). Quindi si è provveduto ad
attivare 2 trappole fotografiche nell'area dei Boschi di Carrega. Purtroppo una delle trappole più
redditizie al passo del Sillara è stata rubata nel mese di ottobre 2007. Le immagini catturate dei
lupi parmensi sono visionabili nel sito allestito dai fratelli Zerbini
www.ormeselvagge.it
.
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Evidente stato di estro della lupa PR6 del
branco Groppi Rossi, fotografata a fine
febbraio 2006.
Un cucciolo del branco Groppi Rossi
nel mese di ottobre 2006.
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8. Considerazioni finali.
A fronte della scarsità di risorse economiche ed umane disponibili, che ha imposto l'adozione di
una strategia operativa opportunistica e quindi viziata da una grande disomogeneità di
campionamento sul territorio, la mole di dati raccolti consente di formulare alcune ipotesi sulla
distribuzione della popolazione di lupi in provincia di Parma. Ipotesi che ovviamente necessitano
di essere confermate mediante forme di campionamento coerenti e sistematiche possibilmente
protratte nel tempo. Per quanto le diverse modalità di campionamento non consentano un
confronto con quanto evidenziato nel corso del progetto LIFE, la prima evidenza riscontrata è
stata una diversa distribuzione dei branchi stabili nell'appennino parmense orientale, con una
apparente rarefazione delle presenze nell'alta val Parma, Cedra ed Enza, e la stabilizzazione di
un numero abbastanza consistente di animali lungo la val Baganza, fino alla medio ­ bassa
collina (agricola e antropizzata). I dati raccolti, benché decisamente insufficienti e inadeguati a
formulare valide ipotesi di distribuzione territoriale dei branchi, si può ipotizzare una presenza
stabile e relativamente consistente di lupi nella porzione orientale della provincia, con le
massime densità in val Baganza dal crinale fino al parco regionale dei Boschi di Carrega,
indicativamente fino al passo del Brattello. Ad ovest del passo del Brattello, la presenza del lupo
è stata accertata nei comprensori del Mte Ragola e del Mte Gottero, ma non è stato possibile
raccogliere informazioni sul numero e sulla consistenza dei branchi eventualmente presenti. Nel
comprensorio del Mte Barigazzo sono state rinvenute piste di animali singoli, probabilmente in
fase di dispersione, in un areale potenzialmente di prossima colonizzazione, per quanto
attualmente appaia scarsamente idoneo a causa di esigui popolamenti di ungulati, fatta eccezione
per il cinghiale. Da segnalare inoltre la presenza accertata, tra il Barigazzo e la Tagliata, di
almeno 2 cani randagi/inselvatichiti di grande taglia, che potrebbero avere lasciato le piste
erroneamente attribuite a lupo. L'elemento di maggiore interesse evidenziato nel corso dello
studio è stata la dimostrazione della frequentazione di areali ritenuti normalmente poco o per
nulla idonei alla presenza del lupo quale la media collina che caratterizza l'area di preparo dei
Boschi di Carrega e i dintorni del Mte Prinzera. Considerata la scarsità dei dati deducibili dallo
snowtrack e la non attuabilità di un campionamento esaustivo con la tecnica del wolf howling, il
numero di branchi e il loro potenziale arrangiamento territoriale è stato ipotizzato
prevalentemente sulla base dei risultati della genetica non invasiva.
I branchi conservativamente ipotizzabili sono:
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1. Casarola: alta val d'Enza e Cedra, prevalentemente nel versante reggiano, consistenza non
valutabile per carenza di campioni e tracciatura. Dovrebbe corrispondere al branco con
cuccioli individuato nell'estate 2007 in alta val Cedra.
2.
Groppi Rossi: insediato tra l'alta val Baganza e l'alta val Parma. Inizialmente con 3
individui, pare sia rimasta la sola coppia dominante, che si è riprodotta con successo sia
nell'estate 2006 che 2007.
3.
Forlì
: comprensorio della media val Baganza fino al versante destro del Taro; non è stato
possibile chiarire la presenza di almeno 2 maschi adulti (WFO15, il più campionato, e
WRE49).
4.
Cassio: areale della media val Baganza a nord del mte Cervellino e della val Grontone,
probabilmente fino al monte Prinzera; il numero massimo di animali seguiti su neve è
risultato di 5.
5.
Manubiola: campionamenti e tracciature del 2007 hanno dimostrato trattarsi di un branco
distinto dal Groppi Rossi, che occuperebbe la val Manubiola e il comprensorio del mte
Molinatico, a ovest del passo della Cisa.
6.
Bratica: branco "redivivo", apparentemente costituito dal vedovo Dolore (RE10) e da una
femmina uscita dal branco Casarola, ed insediatosi nel corso dell'inverno 2007 in alta val
Bratica e nel comprensorio del mte Caio, occupando la porzione settentrionale del branco
"Gioia e Dolore" disgregatosi nel 2004 in seguito alla scomparsa della femmina.
7.
Carrega: agli avvistamenti sempre più frequenti a partire dal febbraio 2006, sono seguiti
campionamenti genetici, ripetute predazioni a carico di selvatici e domestici e infine anche
la "cattura" fotografica di alcuni individui fenotipicamente lupi. Nel corso dell'estate 2007 è
stato individuato un sito di Rendez vous medisante il wolf howling a dimostrazione
definitiva che il branco si è stabilmente insediato nell'area con successo riproduttivo.
8.
Sporno
: a partire dall'ottobre 2006 le segnalazioni retive alla presenza di lupi nell'area si
sono fatte più frequenti (tracce, escrementi, predazioni). Il campionamento genetico ha
rivelato la presenza di una coppia apparentemente distinta dai branchi vicini.
9.
Ragola: ipotizzato solo tramite escrementi non idonei alla genetica e ad eventi di predazione
chiaramente attribuibili a lupo; nell'area è stato rinvenuto nel febbraio 2005 un maschio
adulto (2 ­ 3 anni) ucciso da un laccio per cinghiali.
10.
Gottero: areale storicamente sede dei primi insediamenti di lupi, per anni non si sono
raccolte evidenze sulla loro presenza. Nel corso dell'inverno 2006/07 è stata effettuata una
sessione di tracciatura (2 individui). Numerose le segnalazioni di predazioni su selvatici,
raccolta anche la denuncia di un caso su domestici (dubbio).
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11.
Guadine: il campionamento di una femmina (PR13) apparentemente non legata ai branchi
Casarola-Bratica-GroppiRossi, nei siti di marcatura precedentemente utilizzati da Gioia e
Dolore, lasciano ipotizzare che nel versante meridionale della dorsale principale dell'alta val
Parma si stia insediando un nuovo branco.

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10. Toponomastica.

L'accurato esame della cartografia in fase di definizione dei circuiti, ha consentito di rilevare le
varie denominazioni toponomastiche riferite alla presenza storica del lupo.
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11. Prospettive di ricerca.

Il lavoro di questi anni ha ulteriormente dimostrato le enormi difficoltà di studio e monitoraggio
di una specie quale il lupo, che, nonostante gli sforzi di ricerca, ha rapidamente stravolto le
cognizioni scientificamente ormai assodate sulle sue caratteristiche e necessità biologiche,
dimostrandoci di essere in grado di adattarsi a situazioni ambientali fino a poco tempo
considerate totalmente incompatibili con la sua presenza e sopravvivenza. Le nuove frontiere di
ricerca dovrebbero necessariamente interessarsi del fenomeno dell'espansione di questa specie
negli ambienti della collina fortemente antropizzata, per poter adeguatamente verificare le
conseguenze di questa espansione.
Le tematiche di maggiore interesse da approfondire sono sintetizzabili in:
1.
Problematiche sanitarie determinate dall'aumento di contatti con la popolazione canina
domestica in aree in cui sono presenti patologie endemiche (filariasi cardiopolmonare,
leishmaniosi) che potrebbero diffondersi nella popolazione di lupi con potenziali effetti
negativi sulla dinamica di popolazione, oltre che determinare problematiche di ordine
sanitario zoonosico.
2.
Approfondire le conoscenze sull'effettivo impatto del lupo sulle popolazioni preda, anche
con l'obbiettivo di cercare di attenuare la conflittualità crescente con la categoria sociale dei
cacciatori.
3.
Studiare il comportamento della specie in ambienti tradizionalmente considerati
biologicamente non vocati alla sua presenza.
4.
Verificare l'impatto sugli animali domestici in ambienti collinari, in cui non esiste una realtà
di allevamento brado, ma in cui è molto diffusa la detenzione a scopo ornamentale-
amatoriale di animali domestici potenzialmente vittime di aggressioni, con ripercussioni
negative sulla percezione del lupo nell'opinione pubblica, tendenzialmente ben disposta nei
confronti delle tematiche ambientali, anche perché finora non direttamente interessata dagli
aspetti negativi di questa convivenza.
5.
Approfondire gli aspetti sociali e culturali legati alla presenza di un predatore,
tradizionalmente considerato pericoloso anche per l'incolumità fisica delle persone stesse,
persistendo in uno sforzo di divulgazione e sensibilizzazione, che si è dimostrato dover
essere necessariamente costante, poiché facilmente annullato nei suoi effetti da pochi episodi
di mala-informazione.
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Purtroppo l'ambiente di recente espansione del lupo non consente l'applicazione sistematica ed
efficace delle tecniche di monitoraggio indiretto tradizionalmente applicate per lo studio di
questa specie: la copertura nevosa è sporadica ed effimera, l'individuazione dei siti di marcatura
è maggiore per la diversa conformazione del territorio, la tecnica del wolf howling è di difficile
applicazione a causa del maggiore disturbo acustico persistente anche durante la notte e anche
perché molto pericolosa per i lupi stessi, essendo maggiore il rischio di consentire la
localizzazione di eventuali cucciolate anche da parte di persone che intendano perseguitarli.
L'unica possibilità di poter raccogliere dati attendibili sul comportamento dei lupi in questi nuovi
ambienti rimane quindi la radiotelemetria, soprattutto in considerazione della comodità ed
efficienza delle nuove tecnologie satellitari, passando necessariamente attraverso la
pianificazione di un programma di cattura di alcuni individui cui applicare il radiocollare.



Un ringraziamento particolare al dott. Luigi Molinari,a Francesco Fietta e a Paolo Mozzoni,
per il prezioso lavoro volontario nella raccolta dei dati, alla dott.sa Margherita Corradi e ai
collaboratori del Parco Regionale dei Boschi di Carrega per l'aiuto e l'entusiasmo manifestati,
e ovviamento a Davide e Isacco che ci hanno finalmente fatto vedere i lupi.

30 novembre 2007

dott. Mario Andreani









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Premessa...........................................................................................pag 1
1.
Didattica.....................................................................................pag 2
1.1
Materiali e metodi......................................................................... .Pag 2
1.2
Personale istituzionale coinvolto..........................................................pag 2
1.3
Azioni di divulgazione, sensibilizzazione e coinvolgimento personale volontario..pag 3
2
Pianificazione dell'attività di monitoraggio...............................................pag 4
2.1
Delimitazione dell'area di studio...........................................................pag 4
2.2
Individuazione dei settori.....................................................................pag 4
2.3
Individuazione dei circuiti....................................................................pag 6
2.4
Descrizione dei settori e dei circuiti.........................................................pag 8
3
Tecniche di monitoraggio indiretto proposte.............................................pag 30
3.1
Ricerca delle tracce su neve (snowtrack)..................................................pag 30
3.2
Genetica non invasiva........................................................................pag 30
3.3
Tecnica dell'ululato indotto (Wolf Howling).............................................pag 30
3.4
Verifica eventi di predazione................................................................pag 30
4
Obbiettivi.......................................................................................pag 31
5
Risultati.........................................................................................pag 31
5.1
Snowtrack......................................................................................pag 31
5.2
Raccolta escrementi e genetica non invasiva..............................................pag 34
5.3
Wolf Howling.................................................................................pag 40
5.3.a Estate 2006..................................................................................pag 40
5.3.b Estate 2007..................................................................................pag 43
5.3.c Branco Casarola.............................................................................pag 44
5.3.d Branco Groppi Rossi.......................................................................pag 44
5.3.e Branco Carrega..............................................................................pag 45
6
Verifica eventi di predazione a carico del bestiame domestico..........................pag 47
6.1
Raccolta dati....................................................................................pag 47
6.2
Procedure operative attuate...................................................................pag 47
6.3
Numero di eventi...............................................................................pag 49
6.4
Analisi degli eventi segnalati nel 2006......................................................pag 51
6.5
Analisi degli eventi segnalati nel 2007......................................................pag 54
6.6
Distribuzione stagionale.......................................................................pag 58
6.7
Specie colpite...................................................................................pag 59
6.8
Conseguenze delle aggressioni...............................................................pag 62
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79
6.9
Ricorrenza degli eventi per azienda.........................................................pag 63
6.10
Impatto economico del lupo..............................................................pag 64
6.11
Gestione del conflitto lupo ­ zootecnia.................................................pag 65
7
Fattori limitanti.................................................................................pag 68
8
Trappolamento fotografico....................................................................pag 70
9
Considerazioni finali...........................................................................pag 72
10
Toponomastica..................................................................................pag 75
11
Prospettive di ricerca...........................................................................pag 76